LA TRACKLIST:
IL DISCORACCONTO:
Il buio stava diventando asfissiante. Dalla finestra guardavamo la notte prendere il sopravvento sul giorno. C’era chi provava a stare in bilico sulle torri, respirando l’aria rarefatta dalla città in declino. Ricordo un lungo corridoio che non portava da nessuna parte; in fondo una porta chiusa che nessuno aveva mai avuto il coraggio di aprire.
“Lì non c’è niente di buono” dicevano gli anziani, e nessuno ci aveva mai messo piede. Il problema era che ci fidavamo ciecamente delle loro parole e non avevamo il coraggio di osare.
Quelle poche regole ripetute fino alla nausea erano diventate il capolinea delle nostre aspirazioni. Tra quelle quattro mura soffocati morivano i nostri sogni.
Fuori un’altalena cigolava mossa dal vento e io la osservavo come ipnotizzato… ammiravo il suo moto uniforme, costante, indifferente. Avrei voluto lasciarmi scuotere dal mondo come quel pezzo di legno, legato a due catene di ferro ma in qualche modo libero.
La pioggia aveva lasciato a terra pozzanghere di fango e il mio volto deformato si rifletteva nell’acqua. Accendevo fiammiferi per vedermi meglio, ma anche illuminato da quella flebile luce giallognola mi sentivo spento. Era come se ci fosse un muro invalicabile piazzato di fronte a quel bivio che dall’adolescenza portava all’età adulta. Mi sentivo soffocare.
Ricordo solo che all’improvviso un moto di ribellione si era fatto strada nello sterno. Un terremoto inaspettato. I fiammiferi erano caduti a terra e le tende avevano preso fuoco, trasformando la stanza in uno spettacolo mai visto, colorato, denso, caldo.
E noi, correndo via, per la prima volta nella nostra vita ridevamo. Ridevamo come matti.